Al crepuscolo delle grandi storie d’amore del cantautorato italiano
Sul palco del Teatro Grandinetti, per la rassegna CalabriaTeatro, è andato in scena ieri lo spettacolo, in anteprima nazionale, “La distruzione di un amore”.

Sasà Calabrese, al pianoforte e alla voce, e Dario De Luca, narratore intenso e misurato, hanno tracciato un viaggio poetico, un racconto dell’amore e della sua rovina, della sua malinconia e della sua disperazione.
Eppure, nonostante tutto, l’amore resta, resta come un’entità mortale e viva, pronta a rigenerarsi nelle sue stesse ceneri.
La scena è immersa in una penombra intima, rotta solo dal chiarore discreto di alcune abat-jour, luci domestiche, private, stanze dell’anima abitate dai fantasmi dei ricordi. Dietro di loro, uno schermo proietta immagini e contributi audiovisivi che scorrono come frammenti di memoria, fotografie che non vogliono essere dimenticate.
Le storie narrate sono pezzi di storia della canzone e dell’Italia stessa.
Dario De Luca, con una voce che sembra camminare scalza sulle macerie di quelle vite, ricostruisce gli amori impossibili, tumultuosi, struggenti di alcune icone indimenticabili. Come Ornella Vanoni e Gino Paoli, anime affamate di vita e di libertà, un amore consumato tra tradimenti, abbandoni, ritorni. Era la Milano anni ’60, “Senza fine”.
Mia Martini e Ivano Fossati, un amore segnato dal genio e dal tormento. Anni ’70, tempi in cui la musica era terreno sacro e la fragilità di Mimì si infrangeva contro la gelosia di Fossati, incapaci entrambi di reggere il peso delle loro vulnerabilità.
E ancora, Patty Pravo e Riccardo Fogli, la “ragazza del Piper” sfuggente e imprevedibile e la voce dei “Pooh”. Un amore breve ma intenso, si sposarono in Scozia secondo un rito celtico. Ribelli in fuga da sé stessi, in cerca di un altrove che, forse, non è mai esistito.
Dalida e Luigi Tenco, fu tragedia pura. Sanremo 1967: lui, ragazzo inquieto del cantautorato italiano, si toglie la vita dopo l’eliminazione dalla gara; lei, donna fragile, porterà quel lutto cucito addosso come un abito nero per tutta la vita.
La narrazione si chiude con un balzo nel presente. Chiara Ferragni e Fedez, amori moderni consumati sotto i riflettori dei social, con drammi in diretta e dichiarazioni d’amore da milioni di like. L’effimero digitale che, in fondo, nasconde le stesse paure antiche, essere amati, essere visti e non essere dimenticati.
Sasà Calabrese accompagna tutto questo con una musica assolutamente necessaria. Le sue canzoni, sussurrate, gridate sottovoce, sono carezze o colpi al cuore, secondo l’occorrenza del racconto. La musica, certo, non attenua la tragedia di queste folli passioni, anzi, ne amplifica il senso di perdita e, insieme, di struggente bellezza.
“La distruzione di un amore” è uno spettacolo che fa male sì, ma bisogna riconoscerlo come un atto d’amore verso l’amore stesso, così fragile, invincibile, eterno. E così dalla distruzione si origina un vero e proprio atto di creazione, Sasà Calabrese e Dario De Luca hanno regalato agli spettatori in sala un’ora e mezza di vera bellezza.
Lo spettacolo, realizzato da Scena Verticale, è inserito nel progetto “CalabriaTeatro” Terza edizione, cofinanziamento bando Distribuzione teatrale triennio 2022/2024 – Psc Calabria e Legge regionale n.19/2017 e realizzato dall’associazione teatrale “I Vacantusi” di Lamezia Terme.

foto di Vacantiandu
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