Grande successo per la commedia di Nicolaj Gogol’ a Lamezia Terme
La drammaturgia russa si è fatta materia viva sul palco del Teatro Grandinetti con “L’Ispettore Generale” di Nicolaj Gogol’, una satira feroce e quanto mai attuale, portata in scena dalla compagnia guidata da Rocco Papaleo nell’ambito della rassegna teatrale Vacantiandu 2024/2025. La regia di Leo Muscato ha saputo trasformare il celebre testo in un vortice teatrale travolgente, esaltandone il ritmo serrato e l’ironia tagliente con una messa in scena che fonde tradizione e modernità.

L’opera, nata nell’Ottocento per denunciare la corruzione e l’ipocrisia dell’amministrazione zarista, si rivela un congegno drammaturgico straordinariamente attuale. L’errore di identità che scatena il grottesco meccanismo della pièce – uno sconosciuto scambiato per un ispettore governativo – diventa la perfetta metafora di un potere fondato sulla paura e sull’apparenza. Il pubblico del XXI secolo non può che riconoscere in questa dinamica un riflesso delle proprie inquietudini: la sudditanza a un’autorità che esiste più nella percezione che nella realtà, il servilismo ottuso, l’illusione del controllo che si sgretola al primo colpo di vento.
La compagnia ha dato prova di straordinaria sinergia e affiatamento. Rocco Papaleo ha guidato il cast con la sua verve unica, regalando un’interpretazione che coniuga leggerezza, profondità e ironia. Accanto a lui, uno straordinario ensemble: Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Mauro Parrinello, Michele Schiano di Cola e Marco Vergani hanno saputo costruire un affresco umano irresistibile, dove ogni personaggio, con le sue manie e fragilità, contribuisce al caotico mosaico della corruzione e dell’ipocrisia.
Ma è anche nella dimensione visiva che lo spettacolo ha saputo imprimere il suo segno distintivo. La scenografia dinamica, fatta di fondali mobili, ha permesso una continua metamorfosi dello spazio scenico, restituendo con fluidità le molteplici ambientazioni della vicenda. L’illusione del potere si è riflessa anche nelle luci, sapientemente orchestrate per creare giochi di ombre e accenti luminosi che enfatizzavano i personaggi. I costumi, fedeli all’epoca, hanno contribuito a storicizzare il contesto senza ingabbiare la narrazione in una cornice museale, lasciando intatta la sua carica universale.
Quando l’inganno si svela e la verità si affaccia impietosa sulla scena, Gogol’ non concede ai suoi personaggi nemmeno il lusso di una reazione: il vero ispettore sta arrivando e il sipario cala, lasciando un senso di sospensione che è la vera condanna. La fine dei giochi è sempre dietro l’angolo, sembra dirci l’autore. E questo spettacolo ce lo ricorda con forza, in un’esplosione di teatro vivo, pulsante, necessario.
Quando lo spettacolo è giunto al termine, gli applausi hanno travolto la sala. Il teatro era pieno, e il pubblico, ancora immerso nella eco della rappresentazione, ha accolto gli attori con autentico entusiasmo. Scendendo in platea, sono stati circondati da un’ovazione calorosa, il segno tangibile di una serata che ha lasciato il segno. Gogol’ ha colpito ancora, e la compagnia ha saputo rendere la commedia più viva che mai.
Lo spettacolo è inserito nel Progetto “Vacantiandu 2024” finanziato nell’ambito degli Eventi di promozione culturale 2024 Pac 2014/2020 Azione 6.8.3 della Regione Calabria con la direzione artistica di Nico Morelli ed Ercole Palmieri.

foto di Vacantiandu
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